domenica 15 gennaio 2012

Come stai?

Il galateo stabilisce una serie di regole talvolta molto utili. Apparentemente incomprensibili, ogni tanto, ma spesso conviene attenervisi (quando la smetterò di coniugare i verbi attaccandoci ventisei particelle, non lo so).
Il galateo, spesso, indica anche quali argomenti usare per fare conversazioni superficiali con gli altri esseri umani e quali evitare assolutamente.
Si parla del tempo, ad esempio, ma non si parla mai di politica o religione quando si sta a tavola.
C'è una cosa importante, però, che sfugge a tutti i manuali di buona educazione (e se mi sbaglio, mi corrigerete).
E cioè che "Come stai?" non è una frase di circostanza. "Come stai?" è una domanda vera, che prevede dunque un reale interesse da parte di chi la fa e dei presupposti a rispondere sinceramente da parte di chi se la sente porre.
Perciò non chiederei mai "Come stai?" a qualcuno di cui non mi interessa un accidenti.
Non si chiede "Come stai?" alla gente tanto per fare conversazione.
Ché magari in fondo uno si aspetta di sentirsi dire "Tutto bene e tu?" e magari poi ce la si può sbrigare con un "Non c'è male" e chiuderla lì.
E magari non è vero né che va "Tutto bene", né che "Non c'è male". E allora che senso ha.
O peggio ancora, non si chiede "Come stai?" soltanto per ricevere poi la stessa domanda e potersi così sfogare raccontando i fatti propri.
"Come stai?" non è una domanda-riempitivo come "Fastidiosa questa pioggia, eh?".

È una domanda vera, e non bisognerebbe farla, se non si è pronti a ricevere una risposta vera.


1 commento:

  1. E quindi... in sostanza... cioè ecco... sì insomma... come stai?

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