lunedì 25 luglio 2011

La colpa è tua, norvegese.

Oggi ne ho sentito parlare da più persone, in più contesti (un'analisi ben più sobria ed efficace di questa la trovate qui). Così alla fine ho ceduto e sono andata anche io a leggermi la colonna e mezzo che Vittorio Feltri ha dedicato alla strage in Norvegia.

Avrebbe potuto usare quello spazio per esprimere sincero cordoglio a una nazione devastata dallo sconcerto e dal dolore. O avrebbe potuto chiedere scusa per aver dato a casaccio la colpa ai musulmani in un bel titolone a nove colonne sull’onda – letteralmente – d’urto dell’accaduto. Il titolo colpisce, ha proprio quell’effetto da scuola elementare del tipo “Maestra, lo vedi, è lui che mi sputazza le palline di carta sul collo!”. Certo, avrebbe anche potuto scrivere che la colpa è dei musulmani sempre e comunque, perché sollevano questioni di integrazione e tolleranza che senza di loro non si porrebbero…

Avrebbe potuto usare quella colonna e mezzo, Feltri, anche per scrivere la sua lista della spesa: sarebbe stato sicuramente più adeguato e rispettoso di quello che ha scelto di fare oggi per riempire quello spazio. La sostanza è questa: un – grossolano – trattatello antropologico in cui torna continuamente una domanda, traducibile con “Com’è possibile che non gli abbiano spaccato il c. prima che ne facesse fuori 80?”.

Certo, continua Feltri, è facile scrivere queste cose seduto a una scrivania senza aver mai passato nulla di simile. Eppure lo faccio: com’è possibile che non gli abbiano spaccato il c. prima che ne facesse fuori 80? Eh? Non dovevano pensare a salvarsi, non dovevano fingersi morti o gettarsi in acqua per provare a scappare. Che, non lo sapete che in Norvegia l’acqua è fredda? Magari avevate pure appena mangiato. Sprovveduti. Vi dovevate mettere d’accordo e zompargli addosso, cretinetti. Che fa che quello sparava a vista: sparava, mica ti mangiava, norvegese! Tu gli zompavi addosso, e quello sicuramente cadeva e non ti menava un pugno nello stomaco, non ti sparava un colpo in testa, norvege’. State sempre con quei cellulari in mano, potevate twittare il fatto; bastava usare l’hashtag #cazzostannofacendounastrage e avreste avuto una perfetta organizzazione della controffensiva. Avete i mezzi e non li usate, norvege’.

La colpa è tua, ragazzino norvegese che vai a un campeggio per parlare di politica e discutere con altri ragazzini norvegesi dei vostri ideali e di come costruire un futuro migliore. La colpa è tua, che vedi un poliziotto in giro e non ti insospettisci (anche se effettivamente non sembrava un musulmano, quindi magari qui ti posso dare ragione, se non ti sei insospettito bene perché era biondo). La colpa è tua, ragazzino norvegese andato a sognare un futuro più giusto, la colpa è tua; che uno inizia a sparare nella folla e tu scappi.

domenica 17 luglio 2011

Faccio cose, sazio gente #2 - Non per forza di giovedì

Ha fatto molto caldo, in quest'ultima settimana. Ma finalmente nel weekend si è ricominciato gradualmente a respirare.
No, non intendo parlare del tempo, anche se sembra che sia diventato l'argomento preferito dagli italiani: abbiamo quasi rubato il primato agli inglesi.
È che, approfittando dell'aria più respirabile, si può cogliere l'occasione per un piatto domenicale che contempli la leggerezza delle verdure ma l'arricchisca con la lussuria
cremosa della besciamella.
Un mio amico una volta mi disse che aveva sempre creduto che la besciamella crescesse già fatta sopra gli scaffali dei supermercati: mi sentii un mago, quando gli mostrai che la besciamella puoi fartela in casa facendo sciogliere del burro, aggiungendo della farina setacciata (in quantità sufficiente a formare una specie di impasto simile a quello del pane) e poi del latte. Io la faccio cuocere una decina di minuti, e alla fine la aggiusto di sale e aggiungo un pizzico di noce moscata.

Per condire gli gnocchi della domenica di Maestrale, tagliate un peperone e una zucchina a pezzetti molto piccoli e fateli rosolare in padella con un filo d'olio extravergine di oliva. Quando il rumore del loro sfrigolare sembra l'equivalente di un rave party delle verdure, è il momento di aggiungere un po' di acqua (o di brodo, se ne avete) e far cuocere ancora una decina di minuti; o anche meno: dipende da quanto vi piacciono croccanti le verdure.
Fate cuocere gli gnocchi, intanto. Questa sorprendente invenzione dell'Uomo ha innumerevoli qualità, prima fra tutte il fatto che vi accorgete che son cotti perché salgono a galla a dirvelo.
Metteteli nelle verdure sfrigolanti, aggiungete la besciamella (anche se la comprate già fatta così come cresce sugli alberi nascosti negli scaffali dei supermercati, va bene), lasciate fare amicizia a tutti questi ingredienti per qualche decina di secondi e poi servite, mettendo su ogni porzione un po' di basilico tritato.
E vedi che ti mangi.

sabato 9 luglio 2011

Faccio cose, sazio gente #1 - Schiacciatine di pollo

Signora mia, c’è la crisi. Beh, lo annunciava Quèlo già da anni, che c’è grossa crisi, grosso egoismo e grossa violenza.

Con la crisi, si sa, far la spesa diventa un’impresa, anche se Berlusconi dice che è colpa nostra, che non ci sappiamo prendere quattro ore di tempo per girare tutti i mercati della provincia per trovare mezzo kg di zucchine al prezzo migliore sul mercato.

Dunque pare che mangiare bene sia quasi un’acrobazia. Ma si può fare.

Si deve fare, perché il cibo nutre il corpo, ma anche l’anima, signora mia.

Perciò, di tanto in tanto, l’Insostenubile leggerezza dell’essere aprirà una finestra sulla cucina. Senza pretese tecniche, a modo nostro, come lei è Ammodomio. Il paragone è indegno, perché La Signora Ammodomio è fantastica sul serio. In comune abbiamo solo la voglia di condividere i nostri esperimenti e le nostre idee, senza dare dosi precise a cui aggrapparsi col piglio del piccolo chimico.

Io inizierei con una cosa veramente semplice. Le schiacciatine di pollo.

Spesso capita di avere in mente un risultato, e poi finisce che questo risultato sia diverso per qualche ragione, ma ciò non vuol dire che sia peggio del previsto.

È il caso di questi bocconcini, che nascono con tutt’altra intenzione, ma va bene così.

Prendete del petto di pollo e tagliatelo a dadini molto, molto piccoli (sono così fissata con gli utensili da cucina, che non escludo un futuro post interamente dedicato ai coltelli), e mettetelo in una ciotola, assieme a del pane raffermo precedentemente ammollato nel latte e poi strizzato. Aggiungete sale, pepe (bianco, possibilmente) e l’albume di un uovo (il tuorlo non buttatelo via: può servire per la doratura dei rustici o potete farci una piccola frittata da tagliare a strisce sottili e mettere nell’insalata). Amalgamate tutto con le mani, cullandovi col pensiero che poi potrete lavarvele. Se vi risulta troppo “molle”, potete aggiungere ancora un po’ di pane.

Quando tutti questi elementi avranno fatto abbastanza amicizia tra loro, formate dei mucchietti della forma e della dimensione di un hamburger (o più piccoli, se volete usarli in un aperitivo come finger food), e passateli da ambo i lati nel pangrattato. Assicuratevi che sia tutto ben impanato e compatto, affinché il risultato finale sia buono e anche bello da vedere.

Fateli cuocere in olio extravergine d’oliva e, quando sono ben dorati da tutte e due le parti, metteteli su carta assorbente per un paio di minuti, giusto il tempo di regalare ai vostri commensali un rigenerante bicchiere di Falanghina alla giusta temperatura.

Servite le schiacciatine su un letto di insalata fresca…e vedi che ti mangi.


E, già che ci siamo, con questa ricetta proviamo a partecipare (indegnamente) al contest "L'estate in un boccone" di About Food & Cassandra.it



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