martedì 31 agosto 2010

L'estate sta finendo. L'involuzione anche.

L’autunno inizierà tra una ventina di giorni, ufficialmente.
Ma molte persone inizieranno proprio in questi giorni le loro ferie. “Mortacci, il periodo migliore!”. Ormai settembre è questo. Prima era l’inizio della fine, l’inizio della routine. Ora è mortacci-il-periodo-migliore.
Fa ancora caldo, ovviamente. Perché non esiste più la mezza stagione. Al punto tale che c’è chi prende il peggio possibile da tutte le stagioni e si prende il raffreddore e i colpi di calore nella stessa settimana (sì, stralci di vita reale).
Tuttavia, possiamo dire che il peggio è passato.
Non amo l’estate. Per il clima e per tutti i disguidi che ne conseguono (tra questi anche l’aumento esponenziale di tette e culi mostrati durante “Studio aperto”. E se pensate che occupano già tutto il “tg” anche nel resto dell’anno, immaginate bene come d’estate sia necessario fare edizioni straordinarie per aumentare la dose.).
Il disguido maggiore di tutti, però, è la capacità umana di cancellare con un colpo di spugna millenni e millenni di evoluzione.
Ogni anno rimango basita di fronte alla facilità con cui si dimentica tutto quello che faticosamente abbiamo raggiunto nei millenni e lo si mette da parte “per riposarsi”.
Riposarsi?! D’accordo, procediamo con ordine.
L’evoluzione è una serie di successive, progressive e ordinate trasformazioni
. In genere volte a migliorare rispetto allo status precedente.
Non capisco perché, tutto questo - d’estate - si svolge al contrario.
Involuzione.
Millenni per arrivare dalla caverna, alla capanna, alla baracca, alla casa piena di spifferi, fino all’appartamento refrigerato d’estate/riscaldato d’inverno, protetto dal sole e dall’afa.
La pratica estiva invece vuole che ci si privi del tetto sulla testa e ci si ripari al massimo sotto un ombrellone (che non mi pare avere montato un condizionatore). Si rinuncia al frigorifero, alla possibilità di essere lontani al massimo un metro e mezzo da una caterva di granite.
Si rinuncia alla possibilità di stare a mollo in acqua pulita e profumata, per stare invece a mollo in acqua salata e molto probabilmente arricchita di piscio altrui. Perché dimenticavo di aggiungere che si rinuncia anche alla comodità di avere una toilette vicina al massimo qualche metro. Tornando così allo stato pre-latrina dell’evoluzione.
Ci si atteggia a pesci. Quando invece ci abbiamo messo svariati mucchi di tempo a diventare creature terrestri.
Non siamo pesci. Siamo umani.
Gli umani vivono dentro le case (o almeno ci provano), si procurano strumenti quali frigorifero, condizionatore, granite, per fronteggiare meglio il caldo.
Io allora proprio non capisco il pane e frittata mangiato sotto l’ombrellone. L’insalata di pomodori morti (perché con 45 gradi all’ombra, anche nel miglior frigorifero Giostile, i pomodori prendono un’aria morta). Il mal di testa da sole, chiasso, vento.
I bambini che, lasciati allo stato brado, scavano tunnel e gridano. A turno. Gridano a turno in modo da assicurare la copertura di disturbo necessaria per l’intera giornata. “Ma sì, siamo al mare, lasciamoli giocare”. Siamo al mare, ma siamo in una sorta di accozzaglia di esseri umani che con il tempo e l’evoluzione abbiamo imparato a definire società…dando ad essa regole tipo, toh!, non far strillare i tuoi pargoli come aquilotti castrati.
Non capisco gli stabilimenti balneari senza wi-fi. Le persone che si rotolano al sole come fanno i wurstel durante le grigliate.
L’amplificarsi dei difetti che tutti ci portiamo dalla città. Chi strilla a casa sua, in spiaggia strilla più forte. Chi non ha rispetto per il lavoro altrui in ufficio, in spiaggia umilia chi cerca solo di vendergli una collana. Chi in città lascia scivolare il fazzolettino di carta dalle mani dopo averci messo dentro le sue belle pepite, in spiaggia dimentica accidentalmente i fogli di carta oleata dei panzerotti del pranzo.
È un mio limite; forse è un limite della mia personale evoluzione, non capire perché certi progressi vengano cancellati in nome del riposo
.
Io in spiaggia non mi riposo.

Io sono nel 2010.
E mi riposo quando posso sfruttare tutto quello che il secolo mi offre.

A cominciare dalle granite.

lunedì 9 agosto 2010

Lillo & Greg: Supereroi senza regole

Claudio “Greg” Gregori è “quello con gli occhiali”, Pasquale “Lillo” Petrolo è “quello basso”. In realtà lo si potrebbe distinguere da Greg come “quello senza occhiali”. Ma la vita è fatta male, si sa.
Sono riuscita ad incontrarli qualche mese fa, circa un’ora
prima che andassero in scena in un teatro barese con il loro spettacolo Sketch and Soda, affiancati da Chiara Sani (in sostituzione di Valentina Paoletti annunciata dalle locandine) e da Virginia Raffaele, che quella sera mi ha lasciato a bocca aperta col suo talento. Lo ammetto: prima di allora non la conoscevo (posso aggiungere a mia inutile discolpa la frase del finto intellettuale medio? “Non guardo molto la televisione”…su questa e altre frasi di radical chicostanza scriveremo un capitolo a parte, un giorno).
E a proposito di tv, Lillo e Greg in tv ci vanno sempre meno. Anche loro sono entrati
nella squadra dell’ultimo show di Victoria Cabello, ma è sempre più difficile che il carrozzone catodico crei uno spazio per due attori bravi, con tempi comici formidabili e soprattutto divertenti senza bisogno di essere volgari, eccessivi, sguaiati. Gag sottili che corrono il rischio di non essere sempre capite completamente da tutti in ogni loro sfumatura. Insomma, un divertimento intelligente, che non viene a tirarti per la giacchetta urlandoti “Ridi, co****ne!”.
Mi metto diligentemente in fila dietro gli altri giornalisti, dopo essere arrivata sul luog
o tra mille imprevisti e peripezie (avrei imparato presto, nei mesi successivi, che “tra mille peripezie” è sinonimo di “come sempre”, in questo mestiere). Prima tra tutte, il registratore d’ordinanza che condivido con la mia collega, non mi è stato recapitato in tempo (a volte sembra che tutta la gente da intervistare venga scaricata da un pullman a Bari, tutta assieme), quindi devo aguzzare l’ingegno e il senso pratico e trovare una via alternativa. La qualità della registrazione non è ottima (a proposito: scusatemi!), ma mi permette di portare a casa il malloppo, in ogni caso.
Il tempo a nostra disposizione è stato davvero molto meno di quanto avrei voluto. E all’epoca dei fatti non avevo ancora imparato (e non l’ho fatto del tutto neppure ora) ad essere prepotente, infischiandomene delle occhiatacce degli addetti stampa e rubando minuti preziosi. E non per la semplice intervista in sé: è che mi stavo proprio divertendo.
Ecco , è il mio turno…

…“Eravamo io, Lillo e Greg su un palco”.
Greg mi fa un baciamano degno di un Manuale del Perfetto Gentiluomo. Lillo mi sorride e mi mette subito a mio agio. Nonostante la situazione non proprio “intima” (il palco di un teatro e i riflettori accesi), iniziamo subito a scherzare come se tutti e tre ci conoscessimo già da un bel po’ (vi risparmio il racconto di codesto cazzeggio, anche perché non rende per iscritto). Però forse è ora di iniziare l’intervista…anche se Lillo sembra ipnotizzato dalla grafica del software di registrazione dell’iPhone che sto usando.
L’audio lo trovate qui (“stupore” di Lillo e “prove tecniche” inclusi).

Mentre qui potete leggere la versione tagliuzzata (per ragioni di spazio, ahimé) e pubblicata sulla rivista Sushi, supplemento della testata editoriale di Controradio. Pagine 38 e 39.
http://www.wikio.it/