sabato 30 aprile 2011

Frivolezza a corte

Una delle caratteristiche principali delle cerimonie nuziali è il ricamo.
Non il ricamo dell'abito della sp
osa, ma il taglia-cuci-ricama di commenti su cerimonia e ospiti.
E ieri ben 2 miliardi di persone sono state invitate a un matri
monio: quello del Principe William Arthur Philip Louis d'Inghilterra e Miss Catherine Elizabeth Middleton (semplicemente perfetta. Anche nel saluto: all'andata ragazzotta esagitata, al ritorno perfetta principessa, anche se principessa ancora non è). Senza l'impegno del regalo, del vestito, del viaggio.
Cosa resta? Il ricamo.
Che lo abbiate seguito (o subìto) in tv, su internet, commentato in diretta su facebook, twitter, flickr, tumblr, l'atto è lo stesso: taglia-cuci-ricama.
Un evento da studiare, dal punto di vista mediatico. Ma non è il mio mestiere.
Io ero là, in pieno multitasking tra il lavoro e la cerimonia, sobria e seria come una mise da concerto di Rick Wakeman.
Sullo schermo, una passerella di fauna incappellata e sorridente.





Oddio, non proprio tutti sorridenti. Per far sorridere Victoria Beckham bisogna farle il solletico per sei mesi. Nemmeno ieri sorrideva, orgogliosamente infagottata nel suo sacco di patate Selenella da lei stessa disegnato. Un trionfo di gioia, tutta di blu scuro vestita, trucco nero, extension lunghissime e nere, e cappellino pericolosamente obliquo. A dare un tocco di colore al tutto, scarpe e borsa: nere. Nonostante ciò, aveva un'allure di classe e una forma tutta sua di contentezza, che attenuava persino la sua solita espressione "Checcazzovuoi".





Sorridenti e colorate, invece, le figlie della non-invitata Sarah Ferguson, Eugenia e Beatrice. Una con in testa una barchetta ripiena di fagiani, e l'altra - vestita color tortora - ha saputo del matrimonio all'ultimo e quindi ha dovuto scardinare il fregio da un cancello e usarlo come cappellino.


Zara Philips, cugina dello sposo. In testa ha optato per un sobrio vinile dei Rockets, e addosso ha messo uno dei loro costumi di scena, da abbinare ad un accompagnatore preso direttamente dal gruppo.


La principessa Anna, madre di Zara nonché equina zia dello sposo, arriva raggiante avvolta in un Granfoulard Bassetti; ma rispetta la tradizione che vuole - in tutto il mondo occidentale - la Zia Dello Sposo col cappello con la veletta e la borsetta sottobraccio.


La Duchessa di Cornovaglia Camilla. Indossa più roba possibile per coprirsi, e questo le fa onore. Anche lei - come farà pure la Regina - non resiste al richiamo di usare un copricapo commestibile: conscia della lunghezza della cerimonia (e poi anche da loro usa che gli sposi vadano a farsi le foto prima dell'inizio del ricevimento), sceglie di mettere in testa un gigantesco cracker di gamberi.






Last, but non sia mai least, la Regina. Impeccabile nell'abbinamento dei colori (si abbina persino al prete), sceglie come copricapo una bavarese al limone. I soliti ben informati dicono che il marito abbia tentato di azzannarle la testa durante un calo di zuccheri avuto nel corso della cerimonia.

Qualcuno vorrebbe che anche da noi ci fossero "Royal Weddings". Io dico che certe cose è meglio lasciarle a chi le ha da secoli nelle proprie tradizioni e guardarle così, da lontano, affacciati a un balcone.
E poi, in Italia non lo faremmo mai così bene: ci faremmo prendere dalla smania di essere (radical) chic e rinunceremmo persino alla cascata di prosciutto.



Royal Wedding Photos © Press Association / AFP

Santa Claus (is almost) in da house

Bari si prepara alla festa di San Nicola.
I pali per le luminarie e il palloncino smarrito.
E' già pronto - lì, tra i fili della corrente - per la disperazione à porter di un bambino.
Perché ogni volta che ci si lascia sfuggire un palloncino, o quando questo scoppia, il cuore perde tre battiti, gli occhi si fanno di vetro e le palpebre si bloccano come tapparelle alzate. E poi ci si sente un po' morire.
Dura tutto pochi minuti, ma è uno dei primi impatti con i concetti di "Abbandono" e di "Ingiustizia".
Bisogna regalare palloncini ai bambini, ogni tanto, per prepararli alle gioie e agli imprevisti della vita.

giovedì 21 aprile 2011

Insana e debole Costituzione

Sembrava uno scherzo, la notizia che riportava l’intenzione di modificare l’articolo uno della nostra Costituzione.

Poi ho fatto due conti, e ho visto che il primo aprile era passato da un pezzo.

L’Articolo uno…quello che impari a memoria da subito, quello che in due righe dice come dovrebbe essere l’Italia.

Ma sì, dai, che vuoi che sia. Cambiamola, ‘sta Costituzione. Faccio l’aggiornamento del sistema operativo, del telefono, dei vestiti che ho nell’armadio, e non devo aggiornare la Costituzione, incaponendomi su ‘sto vecchiume? Dai, su, cambiamola.

Togliamo innanzitutto le parole che non ci piacciono (tipo la sovranità al popolo, ‘sti plebei), alleggeriamola, usiamo le emoticon, i personaggi più trendy del momento (far scrivere un paio di articoli a Nando del Grande Fratello sarebbe il massimo), e per premiare tutto questo lavoro di riscrittura, usiamo un po’ di stelline dorate adesive tanto ambite dai bimbi più bravi.

Bravi, bravi. Bravissimi.

Prestazione Occasionale ed io abbiamo provato a giocare d’anticipo, con una proiezione della probabile nuova Costituzione della Repubblica Italiana.

La Costituzione della Repubblica delle Banane

(Gli articoli dall’1 al 6 sono riportati su Prestazione Occasionale)

Art. 7

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, rispettivamente, dipendente e sovrana. I loro rapporti sono regolati dal patto che lo Stato dica le sue preghierine tutte le sere prima di andare a dormire.

Art. 8

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. La legge è libera a sua volta di discriminare tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica sono delle sfigate. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge dal principio “Andate a pregare Allah a casa vostra”.

Il termine“confessione” è comunque ammesso solo se associato ad argomenti di tipo religioso. La repubblica non ammette alcun altro tipo di confessione. Nella repubblica italiana non si confessa niente a nessuno. E pure sulle confessioni religiose ci dobbiamo pensare un attimo.

Sono altresì ammesse, apprezzate e valorizzate genuflessioni, prostrazioni, costrizioni, coscrizioni e prescrizioni.

Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica all’estero, che qua non sappiamo che farcene.

Tutela il paesaggio promuovendo la cementificazione e la nuclearizzazione del territorio. Il patrimonio storico artistico della Nazione è roba vecchia e cadente, non sappiamo che farcene manco di quello.

Art. 10

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute… ma sai, io sono poco fisionomista.

La condizione giuridica dello straniero non esiste.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, non pretendesse di esercitare libertà a casa nostra. Ha diritto di asilo, ma arrivato alle elementari se ne deve andare.

Art. 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

L’Italia ripudia la guerra se non c’è di mezzo il petrolio, il servilismo o un tornaconto economico. In generale ripudia la guerra perché è stancante, ma se glielo chiede l’America ci va lo stesso.

Art. 12

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

La repubblica non ha una bandiera sola, perché a noi piace variare: può essere tutta verde, o tutta rossa, o tutta nera, o bianca e gialla, a righe, a stelle, a quadretti o a pois, a seconda di come ci svegliamo al mattino.

lunedì 18 aprile 2011

Cmd+z and carry on

La tecnologia un po’ mi ha rovinato la vita.
Sarebbe troppo facile mettersi qua a scrivere quante cose buone e quante cose belle invece ha portato. Dal frullatore a immersione ai feed rss.
Facile.
La tecnologia si annida nelle piegoline del nostro cervello e fa anche i suoi bei danni.
Il maggiore, per me, è ctrl+z. O cmd+z. O Mela+z.
Insomma, la scorciatoia di tasti che consente di annullare l’ultima azione compiuta con la maggior parte dei software per Mac e PC.
È utile, utilissima. Ma ha il suo rovescio, perché viene spontaneo farlo anche nella vita reale e ci si rimane malissimo quando si realizza che nella vita non funziona.
Quando ti arrampichi su una mensola troppo alta per posare una boccetta di stupido smalto (gli oggetti che poi si rompono diventano inevitabilmente “stupidi”), e questa cade, tingendo di
viola un po’ tutto, pavimento di marmo incluso.
E tu ti guardi attorno, immersa nel viola, alla ricerca di qualche enorme tasto cmd e uno Z…ma niente. E ti tocca pulire tutto per un’ora e dormire tra i miasmi dell’acetone.
Quando scendi di casa troppo tardi e perdi il bus…e ti serve un cmd+z per annullare l’azione che ti ha fatto perdere tempo prima di uscire.
Nella vita non c’è, il cmd+z, sebbene sarebbe la cosa più democratica e rassicurante del mondo. Non lo puoi fare a oltranza, non puoi andare più a ritroso di un tot di azioni; eppure ti dà una democratica possibilità di redimerti dai tuoi piccoli errori quotidiani.
Come quando l’hard-disk del tuo computer ti abbandona nel momento esatto in cui avevi deciso di perdere un pomeriggio coi back-up. Cerchi un enorme cmd+z per annullare la rottura dell’hard-disk e fare prima l’operazione di back-up. Ma questa è meta-follia: il cmd+z forse c’era, ma non ha funzionato perché il computer era già rotto.


Immagine per gentile concessione di Steven Anderson.

Avrei potuto prenderla e basta, ma gli ho scritto una mail, gli ho chiesto il permesso e lui è stato contento di prestarmi la sua bellissima grafica. Alle volte, basta chiedere.

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