giovedì 22 dicembre 2011

Cose divertenti(!) che non farò mai più(?)

L'ho fatto. Non giriamoci troppo attorno: sono andata al cinema e ho visto "Vacanze di Natale a Cortina".
Sì.
Vederli in tv, i cinepanettoni, è un conto. Già fatto, già visto.
Ma almeno una volta nella vita bisognerebbe provare a vederli al cinema.
Quando uno è attratto dai ricami sull'orlo del baratro, c'è poco da fare. Tocca dargli un complice, e spingerlo giù.

"Salve…ho una prenotazione per…ehm…ecco, sì, un attimo…"Vacanze di Natale a Cortina", ecco."
"Controllo subito il codice della prenotazione…Adele, giusto?"
"Ehm…sì, sono io, sì…" - pausa - "Ieri però sono venuta a vedere "Le Idi di Marzo", eh."
Niente, non s'impressiona. Ieri era ieri, oggi è oggi. Mi dà i miei biglietti per il cinepanettone e mi augura buona serata.
Al cinema, la prima cosa da fare è spegnere il telefono. Lo sanno tutti.
"No! Che fai!", mi intima il Virgilio di questo mio Inferno di fascioli e cotiche.
Durante il cinepanettone il telefono non si spegne: lo sanno tutti.
Lo spengo comunque, non ce la posso fare.
E poi si spengono le luci, non tacciono le voci (figurati) e nel buio sento sussurrar: "Chiami', sta a chmenz'!" ("Guarda, sta iniziando!" in antico dialetto barese con lieve inflessione Klingon).

- La platea
Moltissimi gli adolescenti, tutti felicissimi di ballare ogni volta che la musica va avanti per più di due secondi. Tutti molto felici delle cadute sulla neve, e - ça va sans dire - in delirio per ogni "mortaccitua".
Mi accorgo che in sala ci sono anche dei bambini quando, dopo un serrato dialogo sullo schermo che si conclude con un "'Sto cornuto!", una vocina nel buio dice "Papà...?".
Durante il cinepanettone, il telefono non solo resta acceso, ma si usa. Se lo lasci acceso, è peccato non sfruttarlo. Che so, per chiamare qualcuno per fargli sentire una scena, o per mettersi d'accordo sulla serata, o magari per litigare sull'orario di rientro a casa.
In effetti non è stato fastidioso: sono riuscita a seguire comunque la trama.
Soffermiamovicisi.

- La trama
Corna, crisi, parvenu, mortaccitua, sedicenti vip, equivoci, stereotipi Nord-Sud.
Ah, poi a un certo punto c'è anche una parte in cui un magnate dell'industria rischia di mandare in rovina la nazione intera per via del suo attaccamento alle donne.
Pausa.
A proposito dello stereotipo Nord-Sud, invece, quest'eterna dicotomia è brillantemente riassunta in una scena.
Christian De Sica, romanissimo marito pseudo-cornuto in trasferta a Cortina, per sbaglio passa col suo suv su una pozzanghera, schizzando così il romanissimo Ricky Memphis, che lo apostrofa con un romanissimo "A CORNUTACCIO!".
De Sica si affaccia dal suv, ferito nell'onore di cornuto: "Ma limortaccitua!" (risate).
Memphis: "Ma che, sei de Roma?".
De Sica: "No, so' de Borzàno!".
A pensarci prima, io ci avrei fatto lo spot ministeriale per il centocinquantesimo dell'Unità d'Italia.

- Christian De Sica
A rischio di sembrare sua zia, lo dico: assomiglia sempre di più a suo padre. Mi dispiace sempre un po', vederlo in questo genere di film, ma queste sono considerazioni troppo personali. Va sottolineato, però, che anche nei varii "Vacanze di Natale a inserire località a scelta", non sfugge al suo dna. Il volto trasfigurato in un melodramma esagerato per ottenere un effetto comico: quella lì, quell'espressione lì, è proprio identica a quella di Vittorio. E Vittorio De Sica ha recitato anche (questo è vero, anche) in film che non erano molto più "elevati" di questo; corna, inciuci, uomini di una certa età che vanno dietro a ragazzine che potrebbero esser loro figlie: "Pane amore e…inserire companatico". Certo, non c'erano limortaccitua, il product placement (il primo marchio compare dopo 30 secondi netti dall'inizio dei titoli di testa) e tante altre cose. Ma quei film di pane amore e qualcosa venivano snobbati più o meno quanto oggi si snobba il panettone. Ogni epoca ha i suoi carboidrati da snobbare.

- I sedicenti vip
Meritano uno spazio a parte. Alfonso Signorini e Simona Ventura, in plasticati e gioiosissimi cameo di poche pose, per fortuna. Per un paio di secondi, però, va detto che Signorini quasi ci sta dentro. Recita se stesso, in fondo: come sempre.
Ma poi, la cena. La scena che vale tutto il film, tutto lo sforzo di dire alla cassiera del cinema "Sì, ho prenotato per vedere "Vacanze di Natale", perdincibacco!", è quella della cena in un prestigioso hotel di Cortina i cui commensali sono le contesse De Blanck - sì, madre e figlia - lo stilista mummia-di-se-stesso Renato Balestra, il principe-prezzemolino Carlo Giovannelli e lui, il maestro di cerimonie, Emanuele Filiberto. Stoico nel suo volersi riciclare in qualche ruolo, eccolo recitare con la verve e l'espressività di una tendina da doccia.
Ma, del resto, sappiamo tutti che la sua vera vocazione è il canto.
A tal proposito, e senza alcun motivo, prendiamoci una meritata pausa musicale gustandoci una sua vecchia esibizione.



La cena, dicevamo. Vedendo il principe Giovannelli "recitare" anche le virgole (un po' come una Cameriera Secca di sangue blu), la contessina Giada De Blanck che non riesce a recitare una stretta di mano, sbagliando i tempi come nella migliore festa delle medie; la De Blanck madre che allunga ogni vocale sperando di dare così più enfasi alle sue battute; Emanuele Filiberto che mentre recita non muove gli occhi; le ragazzine bionde sedute accanto a me che continuano a messaggiare con la suoneria a tutto spiano; i ragazzi seduti alle mie spalle che si aggiornano via internet sull'andamento della partita dell'Inter; beh, vedendo tutto questo, mentre la sala intera è nell'unico suo momento di silenzio, io scoppio a ridere. Fortissimo. Di gusto.

Quindi sì: andare a vedere il cinepanettone al cinema fa ridere.
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