martedì 15 marzo 2011

Il Livoroso, le Groupies e io.

Sapevamo che sarebbe stata dura, sapevamo che ci sarebbe stata tantissima gente e sapevamo anche che ci sarebbero state misure di sicurezza straordinarie.
La presentazione di un libro di Roberto Saviano in Feltrinelli non è esattamente uno showcase dei Dari, per quanto non è detto che quest’ultimo sia meno pericoloso.
“Ma ne vale la pena”, ho pensato. Conosco gli scritti di Saviano, ancor prima dei suoi monologhi televisivi, e ne ho molta stima. Basti questo, non è il luogo né il momento per aggiungere altro in proposito. Non è Saviano il punto, stavolta.

Arrivo davanti alla Feltrinelli attorno alle 18.40, l’incontro è previsto per le 21. Simona e io raccogliamo compostamente le nostre mascelle cascate a terra alla vista della coda già interminabile davanti alla libreria. Non tutti quelli che faranno la fila potranno entrare, gli altri potranno seguire la serata dall’esterno grazie al maxischermo.
La cosa bella di quando stai facendo la coda è il momento in cui ti volti indietro e vedi che c’è gente messa peggio. Allora decidi di fare la coda dando le spalle al tuo obiettivo e fronteggiando i poveri sfigati che sono arrivati più tardi.
Tra questi, Il Livoroso. Chiameremo così un uomo di mezza età arrivato con aria di sfida, che ha tempestato me e Simona di domande sulla serata, sull’organizzazione, sulle misure di sicurezza, sugli orari, per poi attaccare bottone anche con i fidanzatini accanto a noi, dicendo che a lui questo fenomeno non piace. Che Saviano non è niente di che, che questi eventi sono inutili. In soldoni, che le parole non servono, che attirare persone a leggere, ad informarsi, ad aprire in qualche modo gli occhi, è inutile. Tutto questo, ripetendo più volte “Io di lui so poco e niente, eh”. Insomma, Il Livoroso è il rappresentante perfetto di uno dei due più fastidiosi gruppi di persone che si formano quando si parla di Saviano: i detrattori a tutti i costi. Quelli che dicono male di Saviano solo perché gli piace dire male di qualcosa che sembra essere positivo, perché “c’è per forza qualcosa sotto”; o perché fa figo fare i cinici (anche quando il cinismo è a sé stante e non motivato da reale idiosincrasia o ironia); o perché vogliono provocare reazioni e discussioni senza che ve ne sia reale motivo.
Intanto, nella fila, Simona e io ci sentiamo pressate: ci spingono.
Sono loro, Le Groupies. “Cioè tiggiuro che se non mi fanno entrare io piango per tre giorni, te lo dico”. Una di loro l’ha detto davvero, non è fiction letteraria.
Le Groupies sono l’altro grande schieramento che si forma di fronte alla figura dell'autore campano. Sono l’opposto de Il Livoroso. Sono quelli che continuerebbero ad applaudire Saviano anche se tutt’a un tratto si mettesse ad ammazzare gattini. Quelli che ieri sera iniziavano ad applaudire ancor prima che lui riuscisse a finire un concetto.
Esempio: voleva dire la sua sulla manifestazione Se non ora, quando? di qualche settimana fa. Inizia la frase: “…scendere in piazza, per delle manifestazioni…manifestazioni come quella delle donne di qualche settimana fa…”
APPLAUSO.
E se avesse voluto dire “manifestazioni come quella delle donne di qualche settimana fa…mi fanno schifo”?
Non lo sapremo mai. Roberto, bontà sua, ha dovuto dirne bene perché ormai l’applauso stava pagato.
Cioè-tiggiuro-se-non-mi-fanno-entrare-piango-per-tre-giorni alla fine è riuscita ad entrare; spingendo, intrufolandosi ovunque nella fila…avvelenando qualcuno con fialette puzzolenti, forse.
Nel frattempo, Cappottino Bianco, altra femmina della specie Groupie, giace appollaiata sopra i libri per meglio vedere la sua preda, l’ignaro scrittore Saviano. Un uomo che parla di libri a una donna che li calpesta con le proprie chiappe.
Ma tra Groupie e Livoroso è emersa un’altra specie, meno facile da individuare, perché priva di urlante livore o idolatria. Il Fritto Misto. Persone che a vederle tutte assieme uno si chiede “ma perché?”, poi ci pensi e immagini che in qualche modo abbia senso. Dopo tutto, pure la paella è fatta con le cozze, i piselli e altra roba che difficilmente abbineresti certo di un successo. Ho pensato anche male, ho pensato che molti dei liceali presenti fossero costretti dai prof a essere lì, con qualche ricatto della serie “Domani parliamo di Saviano e non ti interrogo”. Ma poi ho parlato con una ragazzina di diciassette anni, che mi ha raccontato che stima Saviano per come scrive, ha letto i suoi libri ed è d’accordo con ciò che dice. E non la stavo interrogando, io.
Allora forse non tutti erano mandati dai prof.
Una volta fuori, mi sono confrontata coi miei amici, e non tutte le nostre considerazioni erano positive. Ci siamo detti che c'era anche tanta retorica, c’era la doverosa ruffianeria in stile “siete un pubblico meraviglioso…ehm…ehm…Springfield!” e c’era un congiuntivo sbagliato che mi ha fatto rabbrividire.
Il Fritto Misto è importante.

Ci sono anche persone che non sentono necessariamente il bisogno di scagliarsi contro qualcosa o qualcuno per mera moda, spirito di contraddizione, provocazione, cinismo o – peggio – invidia.
Persone che non sentono il bisogno di idolatrare qualcuno perché parla, perché le cose che dice sono
pericolose, perché “fa una vita di merda” e perché fa 10 milioni di spettatori in tv senza nemmeno spogliarsi.
Ci sono persone con una testa propria, in grado di dare la propria stima ad un autore, di riconoscerne il carisma, di starlo a sentire, ma anche di muovergli critiche, e capire quando esagera, quando è retorico, quando è lento, quando è ruffiano. “C’era bisogno che certe cose le dicesse Saviano, per dire che sono giuste?”. Certo che no. C’è differenza, infatti, tra dire “Questo è giusto perché l’ha detto Saviano” e “Saviano ha detto una cosa giusta”. La differenza, appunto, è usare la propria testa. Ascoltare, usare il cervello e poi valutare.
Cognizione di causa.

2 commenti:

  1. 'C’è differenza, infatti, tra dire “Questo è giusto perché l’ha detto Saviano” e “Saviano ha detto una cosa giusta”.'

    Standing Ovation.

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  2. E comunque ho fatto meno fila al Catasto di Roma.

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