lunedì 4 ottobre 2010

Toccare il fondo...con un dito (sul telecomando).

Questo non è un blog di politica. Sto per scrivere di un momento della mia vita in cui mi sono un po’ spaventata. E mi sono vista costretta a riflettere. Mio malgrado, anche di politica, in qualche modo. Ma più che altro di informazione, di informazione deviata e di capacità di giudizio. E della responsabilità enorme che hanno i lettori/spettatori di recuperare la propria capacità di giudizio di fronte a una informazione impazzita, almeno in parte.

C’è sempre un momento, durante un periodo di difficoltà, in cui ci si acco
rge che si è toccato il fondo.
Può essere il moment
o in cui si ha così bisogno di cibo che ci si ritrova a mangiare roba scaduta. Può essere il momento in cui ci si porta a letto una persona orribile e al mattino poi ci si chiede “ma che diamine ho fatto”. Insomma, c’è un momento che poi diventa un aneddoto che si racconta iniziando la storia con “ho capito che avevo toccato il fondo quando…”.
Ho capito che ave
vo toccato il fondo quando ho detto “E c’ha ragione” a proposito di una dichiarazione di Silvio Berlusconi.
C’è davvero qualcosa che non va nel mio Paese, se arrivo a dire una cosa del genere.
Stavo commettendo il fatale errore di guardare un tg.
In questo modo mi rendo conto che il dibattito politico si è spostato da una cosa serissima come la cucina Scavolini di Montecarlo a una cosa altrettanto seria: una barzelletta. Viene trasmesso un servizio a proposito della suddetta storiella, raccontata in un contesto privato (per quanto possa essere privata la visita di un capo di governo che dopo gli impegni ufficiali si trattiene a chiacchierare con alcune persone presenti all’incontro) e ripresa con un telefono cellulare (non dalle telecamere dei
giornalisti, non presenti in quel particolare momento).
Dopo il servizio sulla barzelletta, il giornalista annuncia che ci sono state numerose indignate reazioni alla cosa. Parte un altro servizio in cui è raccolta circa una decina di pareri sulla questione. Condanne, sostanzialmente.

In tutto, questo argomento occupa una decina di minuti del tg.

Poi si passa alla nota relativa al commento del protagonista della vicenda: Silvio Berlusconi. Il quale dichiara che n
on è da colpevolizzare la storiella, ma chi ha filmato e reso pubblico un momento privato. E chi, in seguito, strumentalizza questo episodio per accusare la figura di Berlusconi.
È stato qui che ho detto “c’ha ragione”. Sicuramente i motivi per cui ha
detto quelle cose sono diversi dai motivi per cui di fondo condivido le parole che ha usato. Sicuramente le sue intenzioni sono diverse dalle mie. In realtà non “c’ha ragione” per niente, è solo una coincidenza che abbia usato parole che possano assumere anche un significato ragionevole (che di certo non intendeva veicolare).
Ho toccato il fondo, ma non mi sono mica rimbambita.

Condivido le parole, e solo quelle, in realtà. Oggettivamente è vero che è da colpevolizzare chi ha ripreso e diffuso un momento di vita privata di un personaggio pubblico senza la sua autorizzazione (coraggio: chi non ha mai fatto una battuta, anche molto colorita, anche fuori luogo, anche blasfema, su una collega un po’ bruttina?). E soprattutto, oggettivamente è da criticare di più chi poi usa una barzelletta per dire che “Silvio Berlusconi non
è degno di governare questo Paese”.
Quest’uomo davvero non è degno di governare il Paese soltanto in virtù di cose come una barzelletta di trenta secondi?

Serve che dica che Rosi Bindi è brutta? Serve che faccia le corna in una foto o che faccia “BU” ad Angela Merkel? I tg vogliono davvero concentrarsi su questo? Qualcuno, guardando, potrebbe davvero pensare “ma dai, lo stanno demonizzando per il suo c
arattere gioviale, quest’uomo”.
Punto.

Se non ci si va a cercare i motivi per cui davvero quest’uomo non è degno di governare il Paese, all’apparenza si vede solo una persona un po’ troppo esuberante e con un senso dell’umorismo a volte terribilmente fuori luogo. Punto.

Riprendere la propria
capacità di giudizio. Queste sono parole di Roberto Saviano che da giorni non mi tolgo dalla testa. Queste sono le parole che cerco di tenere sempre presenti quando guardo i tg, quando sfoglio i giornali, quando ascolto la radio.
Non bevo passivamente quindici minuti di tg dedicati a una barzelletta (una barzelletta!) e non bevo passivamente l’accostare un gesto incosciente come pubblicare immagini senza il consenso della persona coinvolta, al decreto sulle intercettazioni (sacrosanto strumento di indagine e di informazione, quando queste intercettazioni entrano a far parte delle carte processuali).

Il fatto che qualcuno si incazzi ancora per un’informazione deviata, per il rischio di insabbiare ciò che davvero dovrebbe farci urlare allo scandalo, forse è segno che dal fondo si può ancora risalire.

Il fatto che invece, quando viene fuori il fango vero, siamo ancora tutti qui seduti a parlare di barzellette o a guardarci l’ombelico, non mi fa ben sperare per niente.

Quello che succede in Italia è oltre le barzellette, le case a Montecarlo, le cucine Scavolini.

Bisogna aprire gli occhi.

Tenere sempre, sempre gli occhi aperti.

E riprendere la propria capacità di giudizio.

1 commento:

  1. Ah, Adelina mia, quante cose ci sarebbero da dire su questo argomento!
    su quanto è labile il confine tra pubblico e privato quando si è una delle più alte cariche di uno stato democratico, su come una battuta infelice può rovinare relazioni politiche e diplomatiche e una scopatina "innocente" mettere sotto ricatto un intero paese...
    molto si potrebbe dire, ma la verità è che, in effetti, quello di cui mai si parla è lo scollamento: tra il paese reale dei disoccupati, dei precari, della mancanza di prospettive, e quello surreale delle case a montecarlo e delle mignotte.

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