A un cert

Non mi dilungherò in biografie o trattati sulla poetica della band. Non fa per me, non ne sono capace. Dirò solo che dal momento in cui ho iniziato ad ascoltarli mi sono pentita di non averlo fatto da molto tempo prima. A saperlo prima…avrei avuto tante volte “le parole”. Rubandole alle loro “canzoncine”.
Le chiamo “canzoncine” perché alcune tra le più conosciute hanno una melodia spensierata…anche quando parlano di morte.
Non sono il gruppo migliore del mondo, sicuramente.
È solo che a volte dicono delle cose. E quelle cose sono esattamente le cose che vorresti dire tu. Crude, magari un po’ banali, ma proprio per questo disarmanti e senza bisogno che gli si aggiunga altro.
Qualche tempo fa ho avuto il

Il concerto è stato bello…se no non starei qui a parlarne, vi pare? Vi sembro una che scrive un intero post per dire quanto le faccia schifo qualcosa? No! Secondo voi le file in posta che ruolo hanno? Smaltire ordinatamente i clienti? Bazzecole: servono a concedere a ciascun essere umano i 15 minuti di livore necessari a non commettere stragi. Si sfoga la rabbia lì, nella fila alla posta, e poi si può affrontare il mondo con calma.
Prendete i più grandi serial killer o stragisti della storia: nessuno di loro faceva abbastanza la fila alla posta.
Charles Manson lasciava che ci andasse sempre la zia, per dire.
Ma torniamo agli Smiths e in particolare al concerto degli Hang the Dj (così si chiama la band di “tizi veramente molto bravi” di cui vi ho detto qualche rigo sopra).
Se fossi una giornalista musicale, di quelli fighi che snocciolano la scaletta di un concerto legando i vari pezzi tra loro con frasi bellissime, citazioni, battute e cotillons, potrei farvi capire quanto piacevole fosse la serata.
Ma non lo farò.
Dirò solo quello che mi ha fatto soffermare a riflettere, quella sera.
Il pubblico ballava, canticchiava, rideva…ci si divertiva, insomma. Ma tutti hanno cantato all’unisono due volte.
Entrambe le volte ho pensato che siamo davvero

“Please, please, please, let me get what I want this time”…mi guardavo attorno e vedevo tantissimi ragazzi e ragazze dai venti-e-qualcosa ai trenta-e-rotti anni chiedere in coro “per favore, lasciami avere ciò che voglio, stavolta”.
Poco dopo, “There’s a light that never goes out”, “c’è una luce che non si spegne mai”. “Portami fuori, stasera…non mi importa dove, voglio vedere gente, voglio vedere la vita”.
A volte le “canzoncine” degli Smiths dicono delle cose. E quelle cose sono esattamente le cose che vorresti dire tu. Crude, magari un po’ banali…se lo avessi saputo, avrei iniziato ad ascoltare gli Smiths molto tempo prima.