Il 99% di noi si è sentito per un certo periodo di tempo – più o meno lungo – “diverso”. Perché gli altri la pensavano in un altro modo, perché vivevano in un altro modo. Perché ridevano in un altro modo. Quest’ultima opzione è stata la più significativa, nella mia vita. E lo è ancora. La cosa difficile non è mai trovare persone con interessi comuni o con cui andare d’accordo. La parte difficile, quella che ha sempre determinato la “magia” in un rapporto con gli altri membri del genere umano, è sempre trovare qualcuno con cui ridere.
Un giorno di molti (molti) anni fa, ho visto un film in cui il messia era del Capricorno. E si chiamava Brian. E ho capito che avevo trovato le mie anime gemelle del grande schermo (e della tv). I Monty Python. Da allora sono passati molti (molti) anni, durante i quali ho avuto modo di studiare e conoscere i Python a fondo. Al punto che non esiste più la linea che separa il mio essere “così” perché conosco loro dal mio essermi avvicinata tanto a loro perché sono “così”.
Questa premessa si è resa necessaria per contestualizzare meglio ciò che sto per raccontare.
Ho dovuto rileggere due o tre volte il programma del Biografilm Festival 2010, prima di rendermi conto che la presenza di Michael Palin era prevista in un finesettimana di metà giugno a Bologna. Manifattura delle Arti. Via Azzo Gardino. E l’esclamazione che ha seguito questa presa di coscienza non si discosta molto dal nome di Via Azzo Gardino.
Butto lì una richiesta per un’intervista al signor Palin, con le stesse speranze con cui il Capitano Achab butterebbe in mare un amo arrugginito con appeso un pezzetto di mortadella sperando di acciuffare Moby Dick.
Intanto i giorni passano e – in assenza di una risposta definitiva da parte dell’ufficio stampa del festival (le cui mail sono sempre estremamente garbate e ricche di “Lei”, “La ringrazio” eccetera, nonostante io percepisca chiaramente che io e la Signorina Ufficio Stampa Biografilm abbiamo la stessa età) – in assenza di risposte definitive, dicevo, mi lascio fagocitare dal lavoro, dalle ore in più passate in ufficio, dalle ore frenetiche passate fuori dall’ufficio, insomma…dalla vita.
E dalla mia incapacità di pianificare cose a lungo termine (anche sette giorni per ora sono un lungo termine), a meno che non si tratti di lavoro o di vite altrui. O a meno che non mi si punti una pistola alla tempia, chiaro.
Così arriva l’ultimo giorno utile per decidere, e io ci arrivo cosciente e incosciente. E decido: se non ho una risposta entro le sette, non vado più da nessuna parte.
Poi c’è una parentesi di cupezza, e non si riempiono i blog con le parentesi di cupezza della propria vita privata (a meno che non possano costituire confessione di pubblica utilità, ma non è questo il caso), e alla fine decido e organizzo il viaggio nello spazio di un paio d’ore, e prima delle sette.
È stata una fortuna, perché alle otto mi è arrivata una mail della Signorina Ufficio Stampa Biografilm che mi chiede – in tono ben più corretto ed educato di questo – se non è che per caso mi va bene intervistare Michael Palin sabato pomeriggio; se non mi scoccia, insomma.
A questo punto vorrei rispondere dando del tu e scrivendo un sì con mille punti esclamativi alla Signorina Ufficio Stampa, invitandola ufficialmente a tutte le mie prossime feste, offrendomi di pagarle da bere a vita. Ma mi rendo conto che forse non è professionale, quindi respiro e scrivo un’educatissima e distaccata conferma.
Intanto penso a cosa godermi di Bologna e del suo Biografilm Festival 2010: International celebration of lives.
Time to celebrate, sicuramente.
Una Trenitalia insolitamente efficiente mi accoglie a bordo di un treno puntuale, rinfrescato dall’aria condizionata e con tutti i sedili a posto. Ovviamente non sono esattamente puliti…ho detto “efficiente”, ma ho pur sempre detto “Trenitalia”.
Bologna è calda. E non intendo “appassionata” o altri sinonimi. È proprio calda. Banalmente: non c’è il mare. Non c’è aria. Appena arrivata sopra la linea del Rubicone divento la terrona per antonomasia che “Senz’ ‘o mar’, mor’”. Mi viene in mente Lucia, protagonista di FF.SS. Che mi hai portato a fare ngoppa a Posillipo, se non mi vuoi più bene?.
Chella ca si nun canta, more.
Che poi è la stessa che aveva gli attacchi di napoletanite e bisognava farla rinvenire da tale eccesso di “napoletanismo” mettendole sulla fronte – al posto del ghiaccio – una fetta di panettone. Beh, magari così non afferrate molto il senso; in ogni caso, è un film che va visto: quindi correte ai ripari, eventualmente.
Ma tornando a Bologna. Non c’è la brezza, non ci sono le cozze, non c’è il Petruzzelli, ma può andare. Le persone che incontro sono tutte molto gentili e gli automobilisti hanno assorbito in pieno il concetto di “strisce pedonali”, ovvero: quelle cose che quando uno ci sta camminando sopra, ti devi fermare e lasciarlo passare. E non quelle decorazioni tribali che stanno per terra, proprio sotto i piedi di questo deficiente che ci sta camminando sopra.
Sono molte le ragioni per cui sono venuta al Biografilm. Tra queste, subito dopo Palin, ci sono i gadget.
E i film, ovvio.
D’accordo, prima i film e dopo i gadget.
Ma non posso proprio resistere quando leggo che a una manifestazione o evento qualsiasi regalano dei gadget.
Così arrivo subito al village di Via Azzo Gardino (anche perché la tessera del festival, che otterrò con uno sconto grazie alla tessera Feltrinelli, mi fa ottenere a sua volta uno sconto in albergo…quindi è la prima tappa per forza, il village di via Azzo Gardino) e dopo essermi registrata e aver ottenuto un fantastico tesserino su cui è stampato il mio nome (senza errori di spelling!), aspetto con ansia la mia dose di gadget. Sì, proprio come una bambina aspetta il regalo di compleanno, avete capito il genere.
Non molta roba, a dire il vero, ma è sorprendente che tra i gadget di un festival del cinema e della celebrazione di vite celebri ci sia una boccetta di erba cipollina.
Un dettaglio che ho trovato esilarante e surreale, quasi quanto la disorganizzazione di certi punti del baraccone organizzativo. Desk e banchetti che rimandano uno all’altro, informazioni date in modo approssimativo o volutamente parziale (in modo da indurre – ad esempio – gli spettatori a tesserarsi per avere dieci proiezioni in omaggio, senza avvisarli prima che per quegli omaggi si devono scapicollare al botteghino 48 ore prima o sperare nei last minute). Mi sorprendo a pensare che alcuni eventi a cui ho assistito in Terra di Bari erano organizzati meglio. Ma non mi lamento: d’altra parte, nessun baraccone è perfetto. E inoltre la disorganizzazione al Biografilm è compensata dalla gentilezza, disponibilità e allegria di tutti i membri dello staff. Anche di quelli che ho visto a lavoro al mattino, appena arrivata, e che rivedrò ancora a lavoro di sera. L’età media è molto bassa e molti di loro sono studenti.
Tutte le sale dedicate alle proiezioni e agli incontri con gente come Charlie Kaufman (se vi siete mai chiesti quale mente deviata ha partorito Essere John Malkovich o Se mi lasci ti cancello, la risposta è “Charlie Kaufman”) o Cristiano De André, sono all’interno della Manifattura delle Arti. Vabbè, non è colpa di Bologna e dei giovani trotterellanti del Biografilm se non gli hanno fornito una splendida cornice. La Manifattura non è il Petruzzelli, ma ci si sta molto bene. E poi, quello che conta è la magia che passa sullo schermo. E assieme alla magia, la tenerezza. Per una bizzarra coincidenza, stasera viene proiettato L’épine dans le coeur, l’ultimo film(documentario) di Michel Gondry, al quale ha lavorato anche il mio amico Jean-Louis. La sua risata inconfondibile è il primo suono che si diffonde in sala non appena vengono sistemati i piccoli problemi all’audio dei primi secondi della pellicola. So che è in quella scena ancor prima che venga inquadrato: nessuno ride così.
E per la rara democrazia che vige soltanto ai festival e in pochi altri posti al mondo, mi viene data la possibilità di esprimere il mio voto su un film che ho visto crescere.
Ma la contentezza e la magia del cinema, la buona compagnia e la musica di Goldmine Factory non bastano a farmi reggere ancora in piedi.
Si va a letto. Domani è il giorno in cui la piccola Adele cercherà di non inciampare sul suo respiro tremante incontrando Mister Michael Palin.
Photo (c) Adele Meccariello 2010. All rights reserved.
Monty Python's pic. Courtesy of the web.
non mi ricordo se te l'ho scritto per altre vie, ma qua di sicuro non te l'ho detto ancora: la piccola adele mi ha fatto commuovere, con questo post. è stato bellissimo passeggiare virtualmente per il Festival con te, e mo voglio vedere il resto :)
RispondiElimina(p.s.: dopo Palin, dovresti pubblicare l'intervista a Jean Louis, che era tanto bella.. e qua nond evi tagliare niente :) )