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Il biglietto di scuse di Cracco ai clienti insoddisfatti. |
Anche questo, se ci pensate, è un po’ scortese.
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Benedetta Parodi totalmente in balia dei suoi ormoni al cospetto di Carlo Cracco. |
Perciò, siccome Cracco sarà pure bravo, ma magari non ci sa coccolare come si deve, in attesa di scoprire la verità ci facciamo furbi e prepariamo per conto nostro una delle sue ricette. Perché tra i pregi di Carlo Cracco c’è che non è particolarmente geloso dei suoi segreti (sempre perché tanto lui è un genio a prescindere; tu puoi spiare quanto vuoi, non sarai mai figo come lui), e soprattutto il suo ricettario non è fatto interamente di cose improponibili come quelli di altri chef di cui non facciamo nomi (ok, Vissani. Non mi può mica querelare se penso che le sue ricette siano a dir poco “cosa cacchio hai messo in quel piatto smettila subito”: son gusti).
Questa ricetta è davvero un prodigio. Sembra una magia, sembra straordinariamente complicata, è fortemente d’effetto, fa riflettere sulla bellezza che si può ricavare dalle cose più semplici, mettendoci fantasia e cura. Ma in realtà è facilissima. Perché, diciamolo, Cracco dev’essere un gran paraculo. Per questo in fondo ci sta simpatico.


A questo punto, si toglie dalla ciotola il tuorlo impanato con molta, molta cautela, e lo si cala nell’olio caldo, lasciandocelo per una trentina di secondi, finché non è ben dorato. Non va lasciato troppo, altrimenti si solidifica all’interno e la magia sparisce.
Servire tutto in modo figo e altisonante. Ma soprattutto con tanta cortesia e con estrema calma. È vero quel che si dice in quello spot: certe cose non si possono comprare.